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La mia esperienza di pioniere della Pontificia Università della Santa Croce

Nell’estate del 1984 mi proposero di iscrivermi al primo anno dell’allora Centro Accademico Romano della Santa Croce (a dire il vero, all’inizio non sapevamo neppure il nome completo) nel corso di licenza di Diritto Canonico. Per me, laureato in Fisica, non sembrava molto appropriato, ma siccome mi interessava completare la mia formazione, accettai: non avevo infatti basi giuridiche e volevo capire meglio i fondamenti del diritto. In un colloquio personale, dopo qualche settimana dall’inizio delle lezioni, Mons. Alvaro del Portillo che, da Prelato dell’Opus Dei aveva promosso l’istituzione universitaria, mi chiese se mi piacesse il Diritto Canonico e fu contento nel sentire la mia risposta positiva.

Nei primi giorni a San Girolamo della Carità, all’inizio dell’autunno, la sede non era ancora completata: si notava il trasloco di parte della biblioteca di Cavabianca, fatto dagli alunni residenti nel Collegio Romano della Santa Croce. Io abitavo a Villa Tevere, dove mi occupavo del processo di beatificazione di San Josemaría e quindi non ero coinvolto in lavori manuali. Eravamo molto pochi in aula, tutti alunni del Collegio Romano, e questo facilitava il rapporto con i docenti. Ogni giorno c'era qualche novità perché l'Università si "costruiva" pezzo dopo pezzo, anche nella disponibilità dei locali. Passò un bel po' di tempo prima di avere il libretto universitario: la mia matricola era 36. Dopo un paio di anni si trasferì in parte nell'attuale sede del Palazzo dell'Apollinare.

Sono consapevole di aver avuto professori di grande rilievo in quei due anni di corso ai quali si aggiunse un anno di dottorato non completato: ero infatti stato assorbito dagli impegni nel Centro ELIS, di cui poi diventai direttore. Cominciai anche una tesi di dottorato sul matrimonio nel XX secolo, seguito da Javier Hervada. Era il docente che più mi entusiasmava con la sua lucidissima esposizione (l’italiano era incerto, ma i concetti erano chiarissimi): le sue affermazioni erano precedute sempre da un ragionamento ineccepibile e quindi era impossibile confutarle. La mia impostazione di fisico, abituato a ragionare sistematicamente, era perfettamente in sintonia con il suo modo di insegnare i fondamenti delle scienze giuridiche e del diritto canonico.

Pedro Lombardía aveva uno stile quasi opposto: poteva partire da una tua affermazione sbagliata, lodandola mentre la ribaltava completamente con una tale eleganza da non farti sentire un idiota. La sua forza era la relazione personale: non per nulla era apprezzato e amato anche da chi non la pensava come lui o addirittura era contrario alla Chiesa. Perciò era stato eletto presidente della Consociatio internationalis studio juris canonici promovendo. Faceva spesso battute ed era particolarmente divertito del mio cognome “crudele”. Poiché abitava a Villa Tevere quando veniva a Roma, ebbi la possibilità di salutarlo per l’ultima volta quando stava partendo per Pamplona per un controllo medico che portò alla scoperta della sua malattia mortale. Facemmo colazione assieme al mattino presto, prima di tutti gli altri e mi spiegò con la consueta ironia che fino alle 9 agiva ex opere operato perché il sonno lo attanagliava.

Pedro Juan Viladrich era all’epoca ancora abbastanza giovane ma già riconosciuto per il suo alto livello docente. Sposato, con figli, ci spiegava il diritto matrimoniale in una prospettiva entusiasmante. Se entravo in classe in ritardo mi accoglieva simpaticamente con un “sta entrando il mio nemico” perché gli impedivo di fumare in classe. Erano tempi in cui il divieto di fumo stentava a imporsi e detti il mio contributo perché si affermasse, almeno nelle aule. Nonostante questa divergenza avevamo un ottimo rapporto e seguivo le sue lezioni con passione.

Non posso in queste poche righe parlare di tutti gli altri docenti come Juan Ignacio Arrieta, José Orlandis, Carlos José Errázuriz (che firmava i certificati, come segretario), José Tomás Martín de Agar e molti altri, incluso alcuni visiting professors che hanno poi fatto grandi carriere accademiche o ecclesiastiche. È stata una grande avventura da pionieri che ha fortemente inciso sulla mia formazione intellettuale. Ho seguito la crescita dell’Università della Santa Croce negli anni successivi e sono molto contento di poter collaborare  come vicedirettore dal 2013 al suo attuale Centro di Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede e alla SISRI Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare, avendo contribuito a farli nascere insieme al prof. Tanzella-Nitti come sviluppo del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede del 2002.

Michele Crudele
3 gennaio 2017